sabato 2 maggio 2009

MacLeod, Luce nera

Ogni tanto continuo a leggere fantascienza, ma mi sono fatto più selettivo... Se Banks mi è piaciuto molto, questo ciclo di MacLeod mi sembra proprio brutto.

Punto chiave: gli eventi sono incomprensibili. Non si capisce che cosa succede a chi, o perché, o quando. A un livello che è raro trovare nella narrativa pubblicata professionalmente. In effetti, dopo aver trovato già brutto il primo romanzo della serie, La fortezza dei cosmonauti, credo di aver letto questo solo per interesse metodologico: per vedere, un po' come Totò, fin dove voleva arrivare...

Ora, immagino che con un po' di pazienza si riesca a capire qualcosa della storia; di sicuro però non c'è riuscito neanche Giuseppe Lippi (o chi per lui) in qualità di curatore della collana. Basta guardare la quarta di copertina:

"Mentre Gregor ed Elizabeth, i memorabili personaggi della Fortezza dei cosmonauti, viaggiano verso il pianeta Mingulay..."

Ma no! Gregor ed Elizabeth vengono da Mingulay, e all'inizio del romanzo stanno appunto arrivando a Croatan, dove rimarranno per tutta la storia. E del resto, perfino il profilo d'autore nelle pagine finali della traduzione italiana è riciclato da quello della Fortezza dei cosmonauti, fino al punto in cui si dice che "non è un caso che il titolo di questo romanzo faccia riferimento ai "cosmonauti"". Per l'appunto.

Insomma, non ho mai avuto troppa pazienza per questo genere di sciatterie. E invecchiando non sono diventato più tollerante.

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